PARLANDO DI BULLISMO E DI GIOVANI – di Giuseppe Sciarra

Foto di copertina di @Priscilla Nutshell

La psicoterapeuta Gabriella Tupini ha colto nel segno con una frase che risuona come un manifesto: “I giovani di oggi sono i giovani di sempre“. Questa affermazione si erge in risposta a una società italiana che, anziché abbracciare la gioventù, sembra ostacolarla e compatirla, confrontandola continuamente con una “meglio gioventù” del passato, idealizzata e distante. È un’idea fuorviante: non esiste una giovinezza ideale o saggia, e chi ha vissuto gli anni ’80 e ’90 non ha nulla da insegnare ai ragazzi di oggi. È tempo di smettere di rimpiangere il passato e di riconoscere che ogni generazione affronta le proprie sfide.

Partendo da questa premessa, desidero condividere la mia esperienza con gli studenti delle scuole superiori di Roma e del Lazio, attraverso una serie di incontri che ho avuto il privilegio di condurre. In qualità di regista e scrittore, ho parlato di bullismo, un tema che ho vissuto sulla mia pelle da bambino e che ha lasciato segni indelebili. Aprendomi su questo doloroso trauma, ho trovato una sorprendente catarsi, grazie alla connessione emotiva con questi giovani, che, con i loro silenzi e sorrisi nervosi, si sono rivelati incredibilmente terapeutici nel mio percorso di guarigione.

La fragilità di questi ragazzi, spesso demonizzata come stupidità o superficialità, è in realtà un punto di partenza per una riflessione profonda. Negli incontri, ho potuto osservare sguardi vitali e pensierosi, di giovani che desiderano essere ascoltati da adulti che li giudicano con superficialità. Questi ragazzi sono pieni di domande e insicurezze, e ogni piccola difficoltà, come un litigio o un’interrogazione, può trasformarsi in una prova di vita.

Parlando di bullismo in una sala cinematografica nel cuore di Trastevere, ho notato che questi giovani sono più consapevoli di quanto non lo fossimo noi, della violenza che può derivare da un gesto crudele o dall’emarginazione. Non tutti sono pronti a condividere le loro esperienze, ma molti di loro portano il peso di traumi profondi, temendo il giudizio e la mancanza di comprensione da parte degli adulti. Fortunatamente, ho incontrato insegnanti che si dedicano con passione a comprendere i loro studenti. Questi educatori sono consapevoli della gravità del bullismo e desiderano fare luce su questo fenomeno, incoraggiando i ragazzi a interrogare la propria empatia e a vedere l’altro come un riflesso di se stessi. Avrei desiderato avere insegnanti così durante la mia adolescenza, quando il bullismo era un argomento poco affrontato e le sue conseguenze sottovalutate.


Oggi, attraverso il progetto Ikos, stiamo cercando di colmare questo vuoto. Con il mio staff di lavoro, ci impegniamo a far sentire la nostra vicinanza ai ragazzi, promettendo di non lasciarli soli come è accaduto a noi alla loro età. I loro sguardi meravigliati e il desiderio di interazione ci dimostrano che ci vedono come figure di fiducia. Il cambiamento inizia qui, superando il confine che separa le generazioni e abbattendo il muro di silenzio che logora molti adolescenti. Offrendo uno spazio sicuro dove i giovani possono esprimere le loro emozioni e le loro esperienze, possiamo aiutarli a costruire una consapevolezza di sé e una resilienza che li accompagnerà nel loro cammino verso l’età adulta. È essenziale che i ragazzi comprendano che le loro voci contano e che hanno il diritto di sognare e di aspirare a una vita piena di gioia e realizzazione.

Copyrigth@2025InfinityPink– Diritti Riservati – Riproduzione Vietata